l’omelia del Vescovo ai funerali di Marco

Carissimi fratelli e sorelle, di fronte al mistero della morte di una giovane vita si rinnova umanamente lo sgomento e la tristezza. Si è feriti fortemente nella sensibilità per la perdita di una persona cara. Il giovane Marco Santamaria di appena 22 anni, figlio del nostro stimatissimo collaboratore Carmine, è stato strappato da noi, dai suoi familiari ed amici, da un male che lo aveva colpito circa poco dopo la prematura scomparsa della sua mamma Rita. Il papà, la sorella Valentina, i parenti e tanti amici si sono uniti per pregare, sperare fino all’ultimo nella guarigione di Marco. Non poche volte ci troviamo di fronte a simili drammi umani: genitori straziati dal dolore per la morte di un figlio stroncato ancora in giovane età da una malattia incurabile ed inesorabile. Quanto è enigmatico e penoso talvolta il nostro destino di creature assetate di vita, felicità, gioia e serenità, chiamati però a fare i conti con la sofferenza, la tristezza, la morte che sembrano vanificare e avvolgere tutto. Giornalista sportivo, laureando in scienze politiche, impegnato in varie associazioni di volontariato, cristiano convinto e credibile, Marco non ha mai smarrito la fede in Dio anche nei momenti più acuti della sua sofferenza. Alcuni giorni fa sono stato in ospedale a visitarlo e gli ho detto: ”Preghiamo la Beata Teresa Manganiello perché ti ottenga dal Signore la grazia della guarigione così possiamo subito inoltrare la pratica per una eventuale sua canonizzazione…”. E lui con il suo solito sorriso mi ha risposto: “Eccellenza, se il Signore mi vuole guarire, è bene, altrimenti sia fatta la sua Volontà”. Tutti noi che l’abbiamo conosciuto e amato avremmo voluto avere la gioia del recupero della sua salute fisica. Ma il Signore ha scelto diversamente. Dove trovare la risposta al nostro legittimo e angosciante interrogativo: “Perché, Signore?…” Siamo qui per gridare a Lui il nostro comprensibile dolore e le nostre reazioni emotive. La risposta di Dio non tarderà ad arrivare. Al nostro interrogativo “Dov’eri, Signore?”, Egli certamente risponderà: “Ero con te, nel tuo cuore, nella tua sofferenza, in quell’attimo fuggente per accompagnarti e sostenerti...”. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato - Sapienza 4,7-15 - tenta di dare una spiegazione plausibile al problema della morte prematura del giusto. La vita acquista senso e valore nell’incontro con Dio. La maturità non dipende dal numero degli anni, ma dall’intensità dell’esperienza di Dio. Marco ha vissuto immerso nella fede in Dio, nell’amore al Dio e al prossimo. Fede, speranza e carità hanno alimentato la sua giovane esistenza e lo hanno caricato di una forza, di un coraggio davvero ammirevoli, di una solarità, serenità e mitezza straordinarie. È stato apprezzato e stimato come cristiano coerente, impegnato a lenire le sofferenze di tanti ammalati che egli andava a visitare personalmente a casa o in ospedale. Nel brano del Vangelo - Gv 6,37-40 - abbiamo contemplato Gesù Signore che è disceso dal cielo, è venuto tra noi prendendo la nostra carne, la nostra natura umana. Egli è venuto tra noi non per fare la sua volontà ma quella del Padre suo. La parola di Gesù nutre chi crede in Lui. Egli è la Vita, la pienezza della vita e dona la vita a coloro che come Lui fanno la volontà del Padre. E la volontà del Padre è che tutti quelli che credono nel Figlio risusciteranno nell’ultimo giorno per la vita eterna. Solo a Dio appartiene il diritto di svegliarci dal sonno della morte. Sono certo che il Signore Gesù ha già tra le sue braccia misericordiose questo nostro amato figlio Marco, lo ha svegliato dal torpore della morte in cui è caduto e lo ha immerso nel gaudio della vita che non conosce fine. Preghiamo per il papà Carmine e per la sorella Valentina perché il Signore sia il loro Consolatore e da Lui attingano la forza per continuare ad andare avanti. Ogni prova e oscurità vissuti con Cristo ed in Cristo divengono vie di liberazione e di luce. Così avvenga anche per la famiglia Santamaria. Amen.

+ Andrea Mugione
Arcivescovo di Benevento

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