Ciao Marco, oggi c’è un tiepido sole e l’aria è fresca, se guardo lontano, l’orizzonte è terso e il cielo minaccia la pioggia, come se tutto quello che è intorno a me, avesse intuito la tristezza infinita del cuore. Sei appena partito e già mi manchi. Di strada ne ho fatta con te, ma tanta ancora ne avrei voluta fare! Quante altre avventure AVO avrei voluto vivere con te e quanti successi avrei voluto condividere insieme a te e ai tuoi ragazzi! Ma la vita è strana, quando meno te l’aspetti tutto cambia e qualcosa per me, da ieri è cambiato! La consapevolezza di sentirsi sola, intrisa al dolore, mi toglie quasi il fiato e soffoca le mie parole, ma i miei pensieri sono tutti per te e nulla potrà mai cambiare questo. Se ripenso a quando ti ho incontrato la prima volta, alla tenerezza che mi hai fatto, e a quella innata voglia di far grandi cose insieme e che ci ha avvicinati. Solo ora mi rendo conto di quanto avrei voluto che la nostra amicizia non fosse finita qui. Da lontano, con discrezione, ho seguito i tuoi passi come un’ombra. Come tutti, fino in fondo, ho sperato e non avrei potuto fare diversamente! Eri tu la prima speranza. Tu, che instancabilmente affrontavi la vita e le mille difficoltà, con coraggio, con quella compostezza e quella dignità che solo tu sapevi. Ma ora, Marco, come si farà? Come si andrà avanti senza di te? Chi darà forza e coraggio a tutti noi? Chi ci darà quella gioia di vivere, di sperare e di andare avanti? Ora mi manchi tu, che ripeti: ”Ce la faccio…non mollo! Voglio vincerla questa battaglia!”. E ad un tratto, il suono delle tue parole, che riecheggiano nella mia mente, che affollano i miei pensieri, finalmente, danno un senso al mio star male e allora capisco che l’averti incontrato è stato un dono prezioso, e che, se mi arrendo, prima ancora di provarci, ho perso per te una battaglia importante e a nulla sarà valso il tuo esempio. Dal cielo dove sei ora con quegli occhi teneri con cui mi guardi, accompagnami sempre, mio dolce angelo, in tutti i giorni che verranno e mi vedranno lì, in corsia, in prima linea a donare un sorriso a me stessa ed a quanti incontrerò nella sofferenza e nella malattia, proprio come se rincontrassi te! Se penso a questo, il mio cuore sussulta di gioia, perché forte è la consapevolezza che tu sia ancora vivo in me e presente in mezzo a noi, mio caro Avolino, mio amatissimo Marco, mai potrò scordarti.

Stefania Cacace

L’A.I.S.M. (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) attua, con i volontari del servizio civile, un servizio nazionale di “utilità sociale” attraverso il progetto di Assistenza domiciliare agli ammalati di S.M., concorrendo alla formazione civica, sociale, culturale dei giovani. Nel corso degli anni, come O.L.P., ho fatto da tutore ai vari gruppi ed oggi voglio ricordare con voi Marco Santamaria, una persona veramente speciale, che ci ha lasciato prematuramente e che egregiamente ha assolto il suo compito di volontario A.I.S.M. Ricordo il mio incontro in sede con questo ragazzo semplice, franco nel parlare e con uno sguardo diretto che sapeva arrivarti al cuore. Di strada insieme nell’associazione ne abbiamo fatta poca, ma la sua presenza di piccolo gladiatore coraggioso è stata insostituibile e questo lo abbiamo scoperto tardi vedendo quanta eredità di affetti ha lasciato. L’averlo incontrato è stato un dono del cielo, sincero, umile, profondo, attento ai piccoli problemi di tutti, un mix di caratteristiche che lo hanno reso subito “unico”. Lui si è imposto con la sua tenerezza, il suo dinamismo, da subito ha imparato a guidare il pulmino e poi lo ha insegnato a Carmen, la ragazza che lo ha amato con abnegazione indescrivibile. Insieme correvano quando gli ammalati chiedevano la loro presenza. Marco si apriva con discrezione e fiducia al confronto con gli altri, spendendo nel progetto di assistenza, il meglio delle sue energie, valorizzando le sue grandi doti personali e le competenze acquisite. Straordinario nella sua normalità, abituato a dare tanto, ai giorni d’oggi non è facile trovare giovani così impegnati su più fronti. Era un volontario di qualità, appassionato, competente; si metteva accanto agli ammalati e li coinvolgeva, li divertiva con un umorismo sano e diretto. È proprio vero, sono le scelte che facciamo a dimostrare quel che siamo veramente. Fede, amore e speranza hanno animato la sua giovane esistenza, lo hanno caricato di una forza, di una fede straordinaria aderendo spontaneamente a quel messaggio cristiano che ha realizzato nell’esercizio del volontariato con vero senso di solidarietà. Quante discussioni aperte, profonde, nei brevi viaggi per i corsi di formazione a Caserta e Salerno, sulle problematiche dei giovani, sulle difficoltà di vivere una malattia così invalidante come la S.M., sui valori cristiani nei quali era saldamente ancorato e sempre su tutto campeggiava la sua sicurezza nel volersi uniformare con obbedienza alla volontà di Dio. Strappato alla vita, ma non dalla nostra vita, continua a darci stimoli ed emozioni perché ha lasciato un po’ di sé in tutti quelli che lo hanno conosciuto. La sua morte a soli 22 anni ci ha lasciati sgomenti… Umanamente speravamo nel miracolo di vedergli recuperare la salute, ma anche le preghiere, come le medicine, hanno fallito. Di lui ci mancheranno tante cose: la precisione nell’allestire in modo strategico un punto di solidarietà capace di attirare attenzione per la vendita delle mele o delle piantine, l’onestà intellettuale nel fare comunicati stampa ed articoli per promuovere la presenza delle attività delle sezioni nel territorio di Benevento, l’impegno responsabile e l’amore per gli altri quando li accompagnava in ospedale o quando sbrigava per loro le piccole incombenze quotidiane ma soprattutto il grande dono della fede. Marco, nei nostri cuori rimane scolpito il tuo esempio di indimenticabile bontà, lealtà e coerenza e ti ricorderemo anche quando il sorriso della vita avrà asciugato il nostro pianto disperato e ringrazieremo il Signore per il breve tempo che ti ha dato a noi. Quando una persona ci lascia prematuramente, si provano quelle emozioni impalpabili che in tutti i giorni diventano l’ancora alla quale ci aggrappiamo per tenerla stretta a noi e ci riusciamo con il ricordo e possiamo risollevarci dallo sconcerto coltivando l’idea di far nascere una nuova speranza, quella che lui ci ha indicato ossia costruire ponti d’amore, infrangere le barriere dell’orgoglio e della stupidità, ascoltare ed interpretare le esigenze degli altri.

Maria Giovanna Russo

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